Odore acido e dieta

Odore acido e dieta

odore acido
odore acido

La produzione di odore acido della sudorazione è un disturbo connesso alle alterazioni quantitative e qualititative del sudore che vedono in una dieta coerente il primo passo verso la loro risoluzione. L’alterata qualità della traspirazione può essere per alcuni pazienti un problema che suscita vergogna e altera le relazioni. L’ odore acido del sudore è una condizione lamentata dal paziente che comporta disagio e correla spesso con uno stato di prostrazione o allontanamento dal normale rapporto sociale. L’ odore acido del sudore può essere il segnale anche una dieta alterata con una prevalenza di alimenti acidificanti su quelli alcalini. Questa condizione coincide generalmente anche con la perdita di un corretto rapporto tra le masse corporali e retroazioni ormonali tali da costituire un segnale biologico rilevante anche se non specifico. Esistono anche cause metaboliche e emozionali per l’ odore acido corporale, ma l’ingresso in una dieta coerente è sempre il primo passo del trattamento. Ovviamente la valenza della sintomatologia correlata all’ odore acido corporale è tale, quando si tratta di una condizione fastidiosa e ripetuta nel tempo. Alcune variabili nell’analisi della composizione corporea aiutano a valutare l’ odore acido corporale. La perdita di acqua corporea (TBW, Total Body Water) può verificarsi senza che il paziente se ne accorga e assumere proporzioni impegnative in particolare nei soggetti che praticano una alimentazione a PRAL Potential Renal Acid Load positivo e un carico glicemico non bilanciato all’orario di assunzione. La dieta errata potrebbe implicare questa perdita di acqua totale TBW e in particolare dell’acqua intracellulare (ICW, IntraCellular Water). La disidratazione procede parallelamente alla concentrazione del sudore e al suo odore acido, peggiorando ulteriormente il quadro complessivo. Soprattutto in un ambiente molto caldo è la popolazione anziana che si trova a correre un elevato rischio di disidratazione. Altrettanto come non è infrequente il medesimo rischio fra i bambini, particolarmente soggetti a questa problematica giacché più fisicamente attivi. Molti fattori, dalla generale inappetenza nei confronti dell’acqua, alla necessità di abituarsi a bere in misura maggiore, concorrono nel far sì che in generale la grande quantità di acqua ed elettroliti persi durante la giornata non siano reintegrati. Alla perdita di acqua totale e acidificazione tissulare segue nel tempo anche una riduzione della massa magra FFM (Fat Free Mass) e conseguente alterazione dell’asse HPA. Una dieta routinaria caratterizzata dall’ alterazione nel corretto carico dei nutrienti e la perdita di una loro circadianità naturale comportano anche elevazioni d’insulina e successive retroazioni sul cortisolo, l’ormone dello stress e fortemente acidificante. Le montagne russe dei feedback ormonali che ne derivano espongono il paziente ad alterazioni della capacità di regolare anche la variabile della traspirazione con ripercussioni sul sudore caratterizzato da odore acido. I cibo assunti routinariamente nella dieta si caratterizzano per la capacità di acidificare o alcalinizzare il paziente. Il PRAL Potential Renal Acid Load di un cibo è calcolato in base al suo contenuto in proteine, fosforo, potassio, magnesio e calcio, tenendo conto delle capacità di assorbimento intestinale dei singoli microelementi. Gli alimenti a PRAL positivo sono quelli in cui prevale la componente acidificante, mentre quelli a PRAL negativo hanno un carattere alcalinizzante. Il bilanciamento acido-basico dell’alimentazione è indicativo per il benessere del paziente. Il carico acidificante o alcalinizzante dell’alimentazione agisce tendenzialmente sul lungo periodo. L’utilizzo del PRAL per la valutazione del potenziale acidificante indotto dalla dieta, produce delle indicazioni compatibili con qualunque indicatore di una nutrizione salubre, e coadiuva il trattamento degli stati di acidosi metabolica. La dieta è in grado di ricostruire la corretta sequenza nutrizionale del paziente oltre al corretto equilibrio nel PRAL, favorendo in tal modo il recupero di una qualità corretta del sudore corporale evitando odore acido.

Una delle caratteristiche fondamentali del trattamento tramite dieta è dunque la rilevazione strumentale dei parametri metabolici del soggetto preso in esame. Un alto livello di precisione ed efficienza nella valutazione della funzione metabolica permette di definire le condizioni di benessere ottenibili in dieta per il paziente. La dieta in nutrizione clinica è un approccio alla dieta basato sul calcolo del carico glicemico, del PRAL degli alimenti e la loro risposta sull’equilibrio acido base. Il calcolo del carico glicemico o GL Glicemic Load di un alimento è in grado di prevedere la risposta glicemica e quell’insulinemica dell’organismo in seguito alla sua assunzione. Questo fattore dipende dalla qualità dei carboidrati contenuti nell’alimento e in particolare dalla rapidità con cui questi possano essere digeriti. La dieta in nutrizione clinica si valuta tramite un esame strumentale l’andamento della curva glicemica e il carico di acidità renale nelle ventiquattro ore in seguito all’assunzione di un alimento o di un pasto complesso. La dieta può essere associata nei casi che lo richiedono anche a trattamento con agopuntura e omeopatia. Il trattamento di una malattia tramite dieta in associazione a agopuntura e omeopatia, può essere parte di una gestione integrata del paziente. La prescrizione di una dieta in terapia non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale. Al contrario la dieta corretta a stabilisce con tutte le forme di medicina una virtuosa sinergia e un’opportunità anche a livello di prevenzione.

Dott. Fabio Farello, Roma