Acidosi e nutrizione clinica
La prima soluzione per il paziente con il problema dell’ acidosi è un’alimentazione bilanciata in nutrizione clinica con cibi alcalini. Il metabolismo legato alla digestione è connesso a processi biochimici culminanti in produzione di acidosi e alcalinitàL’equilibrio tra le due possibilità, denominato pH, è una variabile della vita molto precisa. I valori fisiologici del pH oscillano tra 7,38 e 7,44. Fuori da questa limitata escursione cessa la vita. L’organismo dispone pertanto di sistemi di compensazione per le oscillazioni di questo parametro. La digestione dei carboidrati, dei grassi e delle proteine porta alla formazione di acidosi in eccesso. Per mantenere l’omeostasi acido-base, oltre all’apporto bilanciato di nutrienti alcalini, l’organismo dispone di meccanismi in grado di garantirla ovvero i sistemi tampone. I tamponi maggiori sono: bicarbonati, fosfati, albumina ed emoglobina. Una nutrizione non equilibrata secondo la necessita di introdurre cibi alcalini accanto a cibi acidi, tende all’ acidosi. L’ acidosi è un’alterazione funzionale dovuta a eccesso di ioni idrogeno con conseguente diminuzione della riserva tampone. L’ acidosi altera l’efficienza di tutti i processi biochimici caratterizzanti la vita. L’alimentazione moderna è purtroppo caratterizzata da un eccesso di cibi causanti acidosi e dall’impoverimento dei cibi basificanti. I sistemi tampone sono composti che possiedono la proprietà di contenere, entro limiti molto ristretti, le variazioni del pH e contribuiscono pertanto in modo essenziale alla vita. Oltre ai sistemi tamponi anche la funzione respiratoria e la funzione renale dell’organismo interagiscono tra loro per controllare il pH dei liquidi organici. Superati precisi limiti rilevabili strumentalmente può essere opportuno la supplementazione di sistemi tampone alla nutrizione clinica. Le cause maggiori per l’ acidosi diffusa della popolazione affluente presso gli studi di nutrizione clinica sono: stress emozionale, alcool, fumo e altri tossici, sport intenso, sedentarietà, abitudine a bere poca acqua, farmaci, eccesso di alimenti acidificanti quali carboidrati, carne, formaggi e salumi, insufficiente apporto di alimenti alcalinizzanti quali frutta e verdura, alterazione industriale della qualità del cibo e sua conservazione, colorazione e cosmesi del cibo, mancato rispetto dei ritmi circadiani e delle stagioni. La prima soluzione all’ acidosi è rappresentata da una corretta alimentazione che prevede un’assunzione bilanciata di alimenti basici. Le tabelle del PRAL possono essere indicative di tali rapporti, ma è preferibile che sia un esperto a determinarli per il singolo paziente. Successivamente è necessario verificare svariate patologie che possono essere interferire negativamente con l’omeostasi acido-base. L’ acidosi comporta rilevanti disturbi: astenia, insonnia, artralgia, irritabilità o fragilità emotiva, diatesi allergica, infiammazioni croniche recidivanti, disturbi digestivi. La nutrizione clinica con bilanciamento del PRAL degli alimenti assunti e la terapia di eventuali patologie concomitanti sono il primo presidio di trattamento per l’ acidosi. Tuttavia in alcuni casi può essere necessaria la supplementazione con sostanze tampone. In commercio sono presenti svariate formulazioni con caratteristiche ed efficienza diverse. L’efficacia dell’uso di sostanze tamponanti dipende dalla situazione clinica del paziente, dalle dosi somministrate e dalla capacità del soggetto di assimilare i tamponi. La supplementazione e integrazione esigono uno stardard elevato di precisione. Eccessi e difetti nella supplementazione possono essere causa di disturbi piuttosto che la loro soluzione. L’automedicazione è certamente poco raccomandabile.
La nutrizione clinica oltre a rappresentare un presidio per la terapia è anche uno strumento di prevenzione importante. La nutrizione e la cura sono interconnessi da precisi rapporti ormonali, biochimici e metabolici. Il trattamento tramite nutrizione clinica è integrativo di altri strumenti di terapia. La nutrizione clinica richiede, esami strumentali, valutazione dei sintomi e delle cause, diagnosi, conoscenza dei rimedi adatti al paziente, conoscenza di tutte le altre forme di terapia per la quali la nutrizione clinica possa costituire alternativa o integrazione. Pertanto somministrare nutrizione clinica è atto medico e deve essere esercitata da un medico competente. Per la nutrizione clinica si consiglia di rivolgersi a un medico che operi solo tramite la verifica strumentale delle sequenze nutrizionali e delle terapie associate proposte al paziente. Sequenze nutrizionali basate solo sull’esperienza del medico, senza verifica strumentale della composizione corporea e degli altri parametri sono caratterizzate da imperfezioni metodologiche non necessarie. Il trattamento in nutrizione clinica del paziente non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale. Al contrario la nutrizione clinica stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Farello, Roma