La diluizione omeopatica
La corretta interpretazione riguardo quale diluizione e dinamizzazione scegliere per la terapia, affligge l’omeopatia e gli omeopati che la praticano, sin dalle origini. La diluizione oltre il numero di Avogadro, è uno degli argomenti preferiti cui si basano i detrattori del metodo. Gli stessi omeopati però, proprio su questo tema, originante varie scuole di pensiero, si confrontano e purtroppo si scontrano. Individuare il rimedio corretto per il paziente, appare una inezia, rispetto a scegliere poi la giusta diluizione e la modalità si somministrazione. Contribuisce in modo significativo a questa disputa secolare Hahnemann stesso, che nel corso della sua lunga vita professionale, afflitto anche egli dalla questione, modificò gradualmente il metodo. Al culmine della sua ricerca, adottò le diluizioni cinquantesimali, confortando i posteri con spiegazioni esaurienti in merito. L’ultima edizione dell’Organon, non è però necessariamente l’opera più letta, dai suoi allievi.
Successivamente, le scuole omeopatiche a dispetto di Hahnemann, si divisero grossomodo, in due correnti di pensiero differenziate proprio sul problema della diluizione. Gli altodiluizionisti e i bassodiluizionisti. Sommariamente, possiamo definire gli altodiluizionisti, portatori di una tendenza a valorizzare i sintomi mentali trattandoli con elevate diluizioni del rimedio prescritto . I bassodiluizionisti invece, tendono a valorizzare nella repertorizzazione i sintomi fisici e sono inclini ad una somministrazione di basse diluizioni dei rimedi. I bassodiluzionisti, trovano anche una maggiore facilità di rapporto con la medicina convenzionale, generalmente maldisposta nei confronti dell’omeopatia, sopratutto in relazione alle alte diluizioni.
Le facoltà di fisica sono le uniche sedi opportune, per verificare le possibile spiegazioni per l’azione delle alte diluizioni. Non per nulla, uno dei pochi ricercatori ad esprimere un pensiero chiarificante in merito è Fritz Albert Popp, relativamente al concetto della coerenza di un segnale debole. Ovviamente parlare di segnale coerente, a coloro che basano la terapia solo sulla massa del segnale, è un compito concettualmente ardito. La questione degli altodiluizionisti e dei bassodiluizionisti ha portato nel corso della storia dell’omeopatia, anche a tentativi di compromesso o sintesi.
L’omotossicologia. Reckeweg è un elegante compromesso, nel variopinto mondo delle diluizioni omeopatiche. L’accordo di potenza con il quale concepisce la somministrazione contemporanea di potenze alte, basse e medie, è sicuramente una sintesi pragmatica e operativamente valida. Il rimedio Homaccord o Injeel, ma anche in molti altre tipologie di rimedio, è prevista generalmente la presenza di un sostanza omeopatica in triplice diluizione, per esempio D6, D30 e D200. La parola accordo, scelta da Reckeweg, pone l’attenzione sui rapporti armonici esistenti nelle scale di diluizioni. Uno dei primi a osservare tali rapporti, costruendo il proprio metodo di somministrazione, fu James Tyler Kent. La serie del Kent, assomiglia per certi versi, ad un Homaccord, seppur somministrata in sequenza.
L’omeopatia antroposofica, concepisce la contemporanea somministrazione di rimedi e diluizioni diverse, aprendo la strada ad un metodo. Sfortunatamente Rudolf Steiner, era un “nemico” delle alte diluizioni. Interessante notare: a Steiner, le alte diluizioni, non piacevano per il motivo inverso, rispetto al motivo per le quali non piacciono, alla medicina convenzionale. Steiner le riteneva troppo efficaci, sul paziente. Dato per acquisito che un’alta diluizione agisce sul piano mentale, al soggetto a cui viene somministrata, viene di fatto preclusa la fatica di comprendere e modificare, con un lavoro di consapevolezza, la propria sofferenza. In pratica per l’antroposofia, l’uomo si evolve necessariamente attraverso un percorso che include la malattia. Una visione sicuramente interessante dalla malattia, ma con l’ineluttabile conseguenza che l’omeopatia antroposofica, limita il trattamento alle basse e medie diluizioni. Le alte diluizioni, in terapia antroposofica, non sono quindi indicate né utilizzate. La fatica di comprendere il significato della sofferenza e il lavoro di guarigione, devono avvenire con gli strumenti di consapevolezza e non con le alte diluizioni omeopatiche. Questa chiara impostazione di metodo, comporta la presenza nei rimedi omeopatici antroposofici, di basse e medie diluizioni, ma mai di alte. Purtroppo, la motivazione per la quale la reazione prodotta da un’alta diluizione, non possa essere considerata anche uno strumento di consapevolezza, rimane lacunosa e dogmatica.
Per esaminare una diluizione omeopatica e la sua modalità di somministrazione, ci interessano i seguenti aspetti:
1) La materia residua nella diluizione
2) Quanta è la massa del rimedio: materia residua + solvente
3) Quante succussioni o energia cinetica ha ricevuto il rimedio
4) Nei rimedi complessi, quale è la sequenza di introduzione delle componenti
L’ omeopatia è prescritta e somministrata da un medico esperto. L’ iscrizione presso l’ Ordine dei Medici e presso il Registro dei medici che praticano omeopatia, sono una indicazione per il paziente sulla qualità della formazione ricevuta dell’operatore. L’ omeopatia non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale, ma stabilisce con esse una virtuosa sinergia.
Dott. Fabio Elvio Farello, Omeopatia a Roma